CHI SIAMO

Da progetto di ricerca a programma pilota per preservare la convivenza universitaria, promuovendo la cultura della mediazione e l’utilizzo di strumenti di gestione costruttiva dei conflitti tra pari.

I NOSTRI VALORI

OBIETTIVI DI SVILUPPO SOSTENIBILE

la nostra storia

“U.d.r. – University Dispute Resolution” è un Progetto di Rilevante Interesse Nazionale (PRIN2022), finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca nell’ambito dei fondi dell’Unione Europea – NextGenerationEU, per promuovere la cultura della mediazione e degli strumenti di gestione costruttiva dei conflitti in Università in linea con gli obiettivi del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza). 

Il progetto nasce in un momento storico caratterizzato da un forte desiderio di innovazione nel campo della giustizia, accompagnato dalla riforma del processo civile in Italia e da una crescente apertura verso le ADR (Alternative Dispute Resolution), e in particolare la mediazione, da parte di numerose categorie professionali e sociali.  

Tale progetto è frutto di una proficua collaborazione tra un gruppo di docenti e giovani ricercatori delle Università di Verona e di Bologna, uniti dalla convinzione che la mediazione sia strumento evoluto e illuminato per gestire i conflitti, prima ancora che nel contesto sociale, all’interno dello stesso ambiente accademico, partendo da un cambiamento culturale nell’approccio al conflitto. 

Offerta, pertanto, l’occasione di partecipare ad un bando per l’ottenimento del finanziamento, abbiamo inviato la nostra proposta progettuale, concretizzando così la possibilità di introdurre filosofia e strumenti della mediazione negli spazi dell’Università. 

Le attività di ricerca comprendono l’indagine delle dinamiche conflittuali presenti in Ateneo e l’individuazione dei meccanismi di soluzione ad esse applicabili, anche alla luce dello studio comparato di altre esperienze ordinamentali, nonché l’organizzazione di seminari, convegni ed ulteriori attività formative.  Da ultimo, il progetto prevede lo sviluppo di uno sportello di gestione dei conflitti, caratterizzato dal coinvolgimento attivo degli studenti, che possa fungere da programma pilota per il futuro universitario.

PROPOSTA

FINANZIAMENTO

RICERCA

SERVIZIO

Il nostro team

Alberto Maria Tedoldi

Responsabile di Unità
Prof. Ordinario di Diritto processuale civile

Marco Torsello

Prof. Ordinario di Diritto privato comparato

Giorgia Guerra

Ricercatrice in Diritto privato comparato

Paola Dusi

Prof.ssa Ordinaria in Pedagogia

Anastasia Montefusco

Assegnista di ricerca in Diritto processuale civile

Diego Tilola

Assegnista di ricerca in Diritto privato comparato

Alfonso Lanfranconi

Collaboratore U.d.r.
Mediatore e formatore

Elena Zucconi Galli Fonseca

Coordinatrice del Progetto
Prof.ssa Ordinaria di Diritto processuale civile

Carolina Mancuso

Assegnista di ricerca in Diritto processuale civile

Angela Maria Felicetti

Assegnista di ricerca in Diritto processuale civile

Ana Uzqueda

Consulente del Progetto U.d.r.
Avvocato, mediatrice e formatrice

Bianca Di Carlo

Collaboratrice U.d.r.
Dottoranda in Diritto processuale civile

Brunella Brunelli

Ricercatrice confermata in Diritto processuale civile

Michele Sapignoli

Prof. Ordinario di Scienza politica

Lea Querzola

Prof.ssa Associata di Diritto processuale civile

Bring others along

Coinvolgiamo studenti e stakeholders nel processo di cambiamento, ascoltando le loro idee e valorizzando le loro competenze affinché ciascuno si senta parte integrante del nostro percorso e contribuisca attivamente alla nostra mission.

TU E NOI

Se sei uno studente, inserisci la tua candidatura come peer mediator dell’Università nel primo box.

Se non sei uno studente, nel secondo box puoi comunque condividere la tua idea di collaborazione, anche come esterno.

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Da progetto di ricerca a programma pilota per preservare la convivenza universitaria, promuovendo la cultura della mediazione e l’utilizzo di strumenti di gestione costruttiva dei conflitti tra pari.

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Proposta

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la nostra storia

“U.d.r. – University Dispute Resolution” è un Progetto di Rilevante Interesse Nazionale (PRIN2022), finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca nell’ambito dei fondi dell’Unione Europea – NextGenerationEU, per promuovere la cultura della mediazione e degli strumenti di gestione costruttiva dei conflitti in Università in linea con gli obiettivi del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza).

Il progetto nasce in un momento storico caratterizzato da un forte desiderio di innovazione nel campo della giustizia, accompagnato dalla riforma del processo civile in Italia e da una crescente apertura verso le ADR (Alternative Dispute Resolution), e in particolare la mediazione, da parte di numerose categorie professionali e sociali.

Tale progetto è frutto di una proficua collaborazione tra un gruppo di docenti e giovani ricercatori delle Università di Verona e di Bologna, uniti dalla convinzione che la mediazione sia strumento evoluto e illuminato per gestire i conflitti, prima ancora che nel contesto sociale, all’interno dello stesso ambiente accademico, partendo da un cambiamento culturale nell’approccio al conflitto.

Offerta, pertanto, l’occasione di partecipare ad un bando per l’ottenimento del finanziamento, abbiamo inviato la nostra proposta progettuale, concretizzando così la possibilità di introdurre filosofia e strumenti della mediazione negli spazi dell’Università.

Le attività di ricerca comprendono l’indagine delle dinamiche conflittuali presenti in Ateneo e l’individuazione dei meccanismi di soluzione ad esse applicabili, anche alla luce dello studio comparato di altre esperienze ordinamentali, nonché l’organizzazione di seminari, convegni ed ulteriori attività formative.  Da ultimo, il progetto prevede lo sviluppo di uno sportello di gestione dei conflitti, caratterizzato dal coinvolgimento attivo degli studenti, che possa fungere da programma pilota per il futuro universitario.

Il nostro team

Bring others along

Coinvolgiamo studenti e stakeholders nel processo di cambiamento, ascoltando le loro idee e valorizzando le loro competenze affinché ciascuno si senta parte integrante del nostro percorso e contribuisca attivamente alla nostra mission.

TU E NOI

Se sei uno studente, inserisci la tua candidatura come peer mediator dell’Università nel primo box.

Se non sei uno studente, nel secondo box puoi comunque condividere la tua idea di collaborazione, anche come esterno.

Kintsugi

Il kintsugi è un’antica arte giapponese che utilizza metalli preziosi – come oro o argento – per ricomporre i frammenti di ceramiche rotte, valorizzando le crepe anziché nasconderle. 

Le riparazioni diventano segni distintivi che rendono ogni oggetto unico e irripetibile. Allo stesso modo, la mediazione si prende cura del conflitto, trasformandolo in occasione di consapevolezza. Nella prospettiva della giustizia relazionale, si prova a ricucire lo strappo prodotto dalla rottura, per ricomporre e dare forma a qualcosa di nuovo, autentico e possibile.

Kintsugi

Il kintsugi è un’antica arte giapponese che utilizza metalli preziosi – come oro o argento – per ricomporre i frammenti di ceramiche rotte, valorizzando le crepe anziché nasconderle. 

Le riparazioni diventano segni distintivi che rendono ogni oggetto unico e irripetibile. Allo stesso modo, la mediazione si prende cura del conflitto, trasformandolo in occasione di consapevolezza. Nella prospettiva della giustizia relazionale, si prova a ricucire lo strappo prodotto dalla rottura, per ricomporre e dare forma a qualcosa di nuovo, autentico e possibile.

Il Simposio di Platone

Anselm Feuerbach, 1871-1874

L’opera Il Simposio di Platone, di Anselm Feuerbach, raffigura un momento di profondo confronto tra filosofi, ispirandosi all’omonimo dialogo platonico sull’amore. 

In essa, il vero protagonista è il dialogo stesso: lo scambio di idee, lo sguardo attento, l’ascolto silenzioso. Feuerbach non dipinge semplicemente un banchetto, ma un processo in cui la parola diventa strumento di elevazione intellettuale. 

σύν (sýn), “insieme”: è il prefisso che apre il senso, il cuore del Simposio e della mediazione. 

In entrambi, ciò che conta è l’incontro: il trovarsi l’uno di fronte all’altro per mettere in circolo la parola, attraversarla, lasciarsene attraversare. 

In mediazione non si tratta solo di dare forma a ciò che sentiamo, ma di entrare in risonanza con l’universo dell’altro: comprenderne il mondo, la storia, le sfumature. In mediazione, dialogare significa accedere a nuove chiavi di lettura, dare nuovi significati. Non si tratta di imporre un punto di vista, ma di aprirsi reciprocamente, accogliendo le differenze come risorse, non come minacce. 

Perché tutto questo possa accadere, serve una solida impalcatura: quella offerta dal mediatore, garante della relazione e custode dello spazio di incontro. 

Il Simposio di Platone

Anselm Feuerbach, 1871-1874

L’opera Il Simposio di Platone, di Anselm Feuerbach, raffigura un momento di profondo confronto tra filosofi, ispirandosi all’omonimo dialogo platonico sull’amore. 

In essa, il vero protagonista è il dialogo stesso: lo scambio di idee, lo sguardo attento, l’ascolto silenzioso. Feuerbach non dipinge semplicemente un banchetto, ma un processo in cui la parola diventa strumento di elevazione intellettuale. 

σύν (sýn), “insieme”: è il prefisso che apre il senso, il cuore del Simposio e della mediazione. 

In entrambi, ciò che conta è l’incontro: il trovarsi l’uno di fronte all’altro per mettere in circolo la parola, attraversarla, lasciarsene attraversare. 

In mediazione non si tratta solo di dare forma a ciò che sentiamo, ma di entrare in risonanza con l’universo dell’altro: comprenderne il mondo, la storia, le sfumature. In mediazione, dialogare significa accedere a nuove chiavi di lettura, dare nuovi significati. Non si tratta di imporre un punto di vista, ma di aprirsi reciprocamente, accogliendo le differenze come risorse, non come minacce. 

Perché tutto questo possa accadere, serve una solida impalcatura: quella offerta dal mediatore, garante della relazione e custode dello spazio di incontro. 

Win - Win

Foto: Colombo/FIDAL

Possiamo vincere l’oro entrambi? 

È possibile. Se decidete, siete campioni. 

Così Mutaz Barshim (Qatar) si volta verso Gianmarco Tamberi (Italia) e dice: 

Let’s make history, man! 

Alle Olimpiadi di Tokyo 2020, i due atleti hanno scelto di condividere la medaglia d’oro nel salto in alto, rinunciando allo spareggio. 

Un gesto semplice ma potentissimo che incarna perfettamente il valore della mediazione, fondata non sulla contrapposizione, sull’antagonismo o sulla competizione a tutti i costi, ma sulla costruzione di un rapporto di collaborazione in cui tutti vincono senza dover rinunciare a nulla. 

La mediazione non è compromesso, né rinuncia o ritrattazione, ma piena soddisfazione (win-win, no win-lose), proprio come quei due campioni che hanno deciso di fare e scrivere la storia insieme. 

Win - Win

Foto: Colombo/FIDAL

“Possiamo vincere l’oro entrambi?”

“È possibile. Se decidete, siete campioni.”

Così Mutaz Barshim (Qatar) si volta verso Gianmarco Tamberi (Italia) e dice:

“Let’s make history, man!”

Alle Olimpiadi di Tokyo 2020, i due atleti hanno scelto di condividere la medaglia d’oro nel salto in alto, rinunciando allo spareggio.

Un gesto semplice ma potentissimo che incarna perfettamente il valore della mediazione, fondata non sulla contrapposizione, sull’antagonismo o sulla competizione a tutti i costi, ma sulla costruzione di un rapporto di collaborazione in cui tutti vincono senza dover rinunciare a nulla.

La mediazione non è compromesso, né rinuncia o ritrattazione, ma piena soddisfazione (win-win, no win-lose), proprio come quei due campioni che hanno deciso di fare e scrivere la storia insieme.

Labirinto

Il labirinto è un simbolo antico, metafora di un viaggio interiore e relazionale. Rappresenta il percorso che si intraprende per andare oltre la complessità.

Anche il superamento del conflitto non è un cammino lineare, diretto e prevedibile: si procede per tentativi, esplorando strade diverse, concentrandosi sul momento presente, sul qui e ora… Per trovare l’uscita è necessario aprirsi all’Altro, ascoltare.

Nello sguardo dell’Altro si ha poi la preziosa occasione di incontrare anche se stessi. Il mediatore, in tal senso, è un facilitatore che aiuta le parti a non perdersi nei vicoli ciechi della conflittualità, offrendo strumenti per orientarsi.

Labirinto

Il labirinto è un simbolo antico, metafora di un viaggio interiore e relazionale. Rappresenta il percorso che si intraprende per andare oltre la complessità.

Anche il superamento del conflitto non è un cammino lineare, diretto e prevedibile: si procede per tentativi, esplorando strade diverse, concentrandosi sul momento presente, sul qui e ora… Per trovare l’uscita è necessario aprirsi all’Altro, ascoltare.

Nello sguardo dell’Altro si ha poi la preziosa occasione di incontrare anche se stessi. Il mediatore, in tal senso, è un facilitatore che aiuta le parti a non perdersi nei vicoli ciechi della conflittualità, offrendo strumenti per orientarsi.

Conclusione del percorso

Esito positivo, negativo, incerto e mediazione non effettuata. Ogni mediazione è unica. In alcuni casi, potreste sentirvi soddisfatti semplicemente avendo avuto l’opportunità di esprimere a fondo le vostre emozioni. In altri casi, potreste decidere di redigere un accordo. È importante sottolineare che i peer-mediators non possono imporvi alcun esito: siete voi ad impegnarvi eticamente a rispettare quanto raggiunto al termine del percorso.

L'incontro congiunto

EVENTUALE! Una volta ottenuto il consenso di entrambi, se disposti a partecipare attivamente e a comunicare in modo trasparente, si darà avvio alla mediazione vera e propria (con un pari, con un esperto o allargata).  La durata di ciascuna sessione di mediazione può variare, poiché alcuni conflitti potrebbero richiedere più incontri.

Il colloquio preliminare

Questo incontro si svolgerà solamente tra te ed i componenti dello Sportello. Il colloquio servirà a chiarire i tuoi dubbi, a capire quale sia lo strumento (Peer-Mediation, Conflict-Coaching, Community Group Conferencing, Mediazione con esperto) più idoneo per gestire il tuo conflitto e, coerentemente alla scelta, ad acquisire il tuo consenso ad un eventuale incontro diretto con l’altra parte (o le altre parti, se più di una) del conflitto.

Primo contatto

Dopo aver inviato “La mia domanda”, riceverai un’e-mail di conferma contenente un invito a partecipare ad un colloquio preliminare. Insieme all’invito, ti sarà fornita una scheda illustrativa per capire meglio l’attività. I membri dello sportello avranno accesso alle informazioni da te fornite. Tutte le informazioni condivise saranno trattate con totale riservatezza.

Accoglimento della richiesta

Presa in carico della richiesta di gestione del conflitto da parte della “Segreteria generale” dello Sportello, a seguito del tuo inoltro de “La mia domanda”.

Accoglimento della richiesta

Presa in carico della richiesta di gestione del conflitto da parte della “Segreteria generale” dello Sportello, a seguito del tuo inoltro de “La mia domanda”.

L'angelo caduto (1847)

Nell'opera di Alexandre Cabanel, L'angelo caduto (1847), Lucifero, l’angelo più bello e saggio, piange. Separato da Dio e relegato agli Inferi per la tracotanza di voler innalzarsi all’infinita maestosità divina, incarna l’esperienza della separazione e della caduta, potenti metafore di ogni conflitto interiore e interpersonale.

Lo sguardo struggente di Lucifero, incorniciato dal gesto di protezione del braccio, ci sfida a provare empatia per il diavolo stesso. Nei conflitti, le emozioni si amplificano, isolando le parti come un muro invalicabile.

La mediazione diventa lo spazio simbolico per elaborare il dramma della separazione. Proprio come la lacrima di Lucifero rivela il dolore nascosto, la mediazione permette alle emozioni profonde di emergere, di essere accolte, trasformando il conflitto in una possibilità di riconoscimento reciproco e di ricostruzione.

L'angelo caduto (1847)

Nell'opera di Alexandre Cabanel, L'angelo caduto (1847), Lucifero, l’angelo più bello e saggio, piange. Separato da Dio e relegato agli Inferi per la tracotanza di voler innalzarsi all’infinita maestosità divina, incarna l’esperienza della separazione e della caduta, potenti metafore di ogni conflitto interiore e interpersonale.

Lo sguardo struggente di Lucifero, incorniciato dal gesto di protezione del braccio, ci sfida a provare empatia per il diavolo stesso. Nei conflitti, le emozioni si amplificano, isolando le parti come un muro invalicabile.

La mediazione diventa lo spazio simbolico per elaborare il dramma della separazione. Proprio come la lacrima di Lucifero rivela il dolore nascosto, la mediazione permette alle emozioni profonde di emergere, di essere accolte, trasformando il conflitto in una possibilità di riconoscimento reciproco e di ricostruzione.

L'angelo caduto (1847)

Nell'opera di Alexandre Cabanel, L'angelo caduto (1847), Lucifero, l’angelo più bello e saggio, piange. Separato da Dio e relegato agli Inferi per la tracotanza di voler innalzarsi all’infinita maestosità divina, incarna l’esperienza della separazione e della caduta, potenti metafore di ogni conflitto interiore e interpersonale.

Lo sguardo struggente di Lucifero, incorniciato dal gesto di protezione del braccio, ci sfida a provare empatia per il diavolo stesso. Nei conflitti, le emozioni si amplificano, isolando le parti come un muro invalicabile.

La mediazione diventa lo spazio simbolico per elaborare il dramma della separazione. Proprio come la lacrima di Lucifero rivela il dolore nascosto, la mediazione permette alle emozioni profonde di emergere, di essere accolte, trasformando il conflitto in una possibilità di riconoscimento reciproco e di ricostruzione.

L'angelo caduto (1847)

Nell'opera di Alexandre Cabanel, L'angelo caduto (1847), Lucifero, l’angelo più bello e saggio, piange. Separato da Dio e relegato agli Inferi per la tracotanza di voler innalzarsi all’infinita maestosità divina, incarna l’esperienza della separazione e della caduta, potenti metafore di ogni conflitto interiore e interpersonale.

Lo sguardo struggente di Lucifero, incorniciato dal gesto di protezione del braccio, ci sfida a provare empatia per il diavolo stesso. Nei conflitti, le emozioni si amplificano, isolando le parti come un muro invalicabile.

La mediazione diventa lo spazio simbolico per elaborare il dramma della separazione. Proprio come la lacrima di Lucifero rivela il dolore nascosto, la mediazione permette alle emozioni profonde di emergere, di essere accolte, trasformando il conflitto in una possibilità di riconoscimento reciproco e di ricostruzione.

L'angelo caduto (1847)

Nell'opera di Alexandre Cabanel, L'angelo caduto (1847), Lucifero, l’angelo più bello e saggio, piange. Separato da Dio e relegato agli Inferi per la tracotanza di voler innalzarsi all’infinita maestosità divina, incarna l’esperienza della separazione e della caduta, potenti metafore di ogni conflitto interiore e interpersonale.

Lo sguardo struggente di Lucifero, incorniciato dal gesto di protezione del braccio, ci sfida a provare empatia per il diavolo stesso. Nei conflitti, le emozioni si amplificano, isolando le parti come un muro invalicabile.

La mediazione diventa lo spazio simbolico per elaborare il dramma della separazione. Proprio come la lacrima di Lucifero rivela il dolore nascosto, la mediazione permette alle emozioni profonde di emergere, di essere accolte, trasformando il conflitto in una possibilità di riconoscimento reciproco e di ricostruzione.

L'angelo caduto (1847)

Nell'opera di Alexandre Cabanel, L'angelo caduto (1847), Lucifero, l’angelo più bello e saggio, piange. Separato da Dio e relegato agli Inferi per la tracotanza di voler innalzarsi all’infinita maestosità divina, incarna l’esperienza della separazione e della caduta, potenti metafore di ogni conflitto interiore e interpersonale.

Lo sguardo struggente di Lucifero, incorniciato dal gesto di protezione del braccio, ci sfida a provare empatia per il diavolo stesso. Nei conflitti, le emozioni si amplificano, isolando le parti come un muro invalicabile.

La mediazione diventa lo spazio simbolico per elaborare il dramma della separazione. Proprio come la lacrima di Lucifero rivela il dolore nascosto, la mediazione permette alle emozioni profonde di emergere, di essere accolte, trasformando il conflitto in una possibilità di riconoscimento reciproco e di ricostruzione.