GESTIRE I CONFLITTI IN ATENEO

Strumenti alternativi di gestione dei conflitti tra pari nella comunità universitaria, che promuovono l’autonomia degli studenti, aiutandoli a sviluppare soluzioni creative e personalizzate che soddisfino i loro bisogni, senza imporre decisioni dall’esterno.

GUIDA AI TERMINI

Lo sportello, costituito da studenti debitamente formati e supervisionato dal team di ricerca “U.d.r”, è finalizzato a facilitare la gestione dei conflitti orizzontali all’interno della comunità studentesca attraverso l’impiego di strumenti alternativi di soluzione delle controversie (ADR), tra cui la mediazione tra pari. Questo è uno spazio di parola e ascolto, dove gli studenti possono condividere le proprie esperienze ed esprimersi liberamente per affrontare le difficoltà relazionali. Lo sportello adotta un approccio pratico di learning by doing, che consente agli studenti interessati di acquisire competenze specifiche nel campo della gestione dei conflitti.

Risorsa dello sportello di mediazione, che raccoglie, organizza e amministra le informazioni acquisite dalle parti, con l’obiettivo di offrire una visione chiara delle diverse strade praticabili a seconda della natura e della tipologia del conflitto.

La Peer-Mediation (in italiano, “mediazione tra pari”) è uno strumento di gestione dei conflitti in cui uno o più studenti, adeguatamente formati, intervengono per aiutare altri studenti nella soluzione dei conflitti correlati alla vita universitaria tra gli stessi insorti. I mediatori non prendono decisioni né impongono soluzioni, ma facilitano il dialogo ed il raggiungimento di un accordo condiviso tra le parti. Gli studenti direttamente interessati dal conflitto e coinvolti in tale procedimento si definiscono “medianti”. L’uso del participio presente sottolinea la loro partecipazione attiva nel processo di mediazione ed evoca l’immagine di un percorso da intraprendere: sono loro i protagonisti del processo e coloro che, attivamente, cercano di trasformare il conflitto, attraversando un’esperienza di confronto.

Nel Conflict-Coaching una figura adeguatamente preparata (conflict-coach) lavora individualmente con chi è interessato da un conflitto, senza coinvolgere contestualmente le altre parti. Il suo ruolo è quello di aiutare a comprendere le dinamiche del conflitto e le prospettive di tutti, a riflettere sulle capacità di interazione e a sviluppare delle strategie efficaci per affrontare autonomamente la situazione conflittuale in modo costruttivo.

Il Community Group Conferencing è uno strumento di giustizia riparativa che riunisce, in una mediazione allargata, tutte le persone coinvolte direttamente o indirettamente da un conflitto con ripercussioni comunitarie, favorendo l’individuazione delle possibili soluzioni rimediali attraverso l’apporto collettivo.

Mediazione attuata da un professionista esperto, con l’eventuale partecipazione di altri peer-mediators nelle vesti di osservatori.

DI COSA PARLO QUANDO ARRIVO ALLO SPORTELLO?
  • Di tutto ciò che ritengo opportuno e che riguarda il conflitto…
  • Di ciò che è importante per me per gestire la situazione

Ogni momento è un buon momento per trasformare il conflitto

Lo sportello si occupa dei conflitti orizzontali (tra pari) all’interno della comunità studentesca.  Sono esclusi i conflitti con il personale docente e con il personale tecnico-amministrativo

Quante volte voglio!

Dipende, ogni mediazione è diversa dall’altra..

PERCHE' SCEGLIERE GLI STRUMENTI DELLO SPORTELLO?

PRINCIPI

PROCEDIMENTO

Strumenti alternativi di gestione dei conflitti tra pari nella comunità universitaria, che promuovono l’autonomia degli studenti, aiutandoli a sviluppare soluzioni creative e personalizzate che soddisfino i loro bisogni, senza imporre decisioni dall’esterno..

GUIDA AI TERMINI

Lo sportello, costituito da studenti debitamente formati e supervisionato dal team di ricerca “U.d.r”, è finalizzato a facilitare la gestione dei conflitti orizzontali all’interno della comunità studentesca attraverso l’impiego di strumenti alternativi di soluzione delle controversie (ADR), tra cui la mediazione tra pari.

Questo è uno spazio di parola e ascolto, dove gli studenti possono condividere le proprie esperienze ed esprimersi liberamente per affrontare le difficoltà relazionali.

Lo sportello adotta un approccio pratico di learning by doing, che consente agli studenti interessati di acquisire competenze specifiche nel campo della gestione dei conflitti. 

Risorsa dello sportello di mediazione, che raccoglie, organizza e amministra le informazioni acquisite dalle parti, con l’obiettivo di offrire una visione chiara delle diverse strade praticabili a seconda della natura e della tipologia del conflitto.

La Peer-Mediation (in italiano, “mediazione tra pari”) è uno strumento di gestione dei conflitti in cui uno o più studenti, adeguatamente formati, intervengono per aiutare altri studenti nella soluzione dei conflitti correlati alla vita universitaria tra gli stessi insorti.

I mediatori non prendono decisioni né impongono soluzioni, ma facilitano il dialogo ed il raggiungimento di un accordo condiviso tra le parti.

Gli studenti direttamente interessati dal conflitto e coinvolti in tale procedimento si definiscono “medianti”. L’uso del participio presente sottolinea la loro partecipazione attiva nel processo di mediazione ed evoca l’immagine di un percorso da intraprendere: sono loro i protagonisti del processo e coloro che, attivamente, cercano di trasformare il conflitto, attraversando un’esperienza di confronto. 

Nel Conflict-Coaching una figura adeguatamente preparata (conflict-coach) lavora individualmente con chi è interessato da un conflitto, senza coinvolgere contestualmente le altre parti.

Il suo ruolo è quello di aiutare a comprendere le dinamiche del conflitto e le prospettive di tutti, a riflettere sulle capacità di interazione e a sviluppare delle strategie efficaci per affrontare autonomamente la situazione conflittuale in modo costruttivo. 

Il Community Group Conferencing è uno strumento di giustizia riparativa che riunisce, in una mediazione allargata, tutte le persone coinvolte direttamente o indirettamente da un conflitto con ripercussioni comunitarie, favorendo l’individuazione delle possibili soluzioni rimediali attraverso l’apporto collettivo. 

Mediazione attuata da un professionista esperto, con l’eventuale partecipazione di altri peer-mediators nelle vesti di osservatori. 

DI COSA PARLO QUANDO ARRIVO ALLO SPORTELLO?
  • Di tutto ciò che ritengo opportuno e che riguarda il conflitto…
  • Di ciò che è importante per me per gestire la situazione

Ogni momento è un buon momento per trasformare il conflitto

Lo sportello si occupa dei conflitti orizzontali (tra pari) all’interno della comunità studentesca.  Sono esclusi i conflitti con il personale docente e con il personale tecnico-amministrativo

Quante volte voglio!

Dipende, ogni mediazione è diversa dall’altra..

PERCHE' SCEGLIERE GLI STRUMENTI DELLO SPORTELLO?

PRINCIPI

Procedimento

Accoglimento della richiesta

Presa in carico della richiesta di gestione del conflitto da parte della “Segreteria generale” dello Sportello, a seguito del tuo inoltro de “La mia domanda”.

Primo contatto

Dopo aver inviato “La mia domanda”, riceverai un’e-mail di conferma contenente un invito a partecipare ad un colloquio preliminare. Insieme all’invito, ti sarà fornita una scheda illustrativa per capire meglio l’attività. I membri dello sportello avranno accesso alle informazioni da te fornite. Tutte le informazioni condivise saranno trattate con totale riservatezza.

Il colloquio preliminare

Questo incontro si svolgerà solamente tra te ed i componenti dello Sportello. Il colloquio servirà a chiarire i tuoi dubbi, a capire quale sia lo strumento (Peer-Mediation, Conflict-Coaching, Community Group Conferencing, Mediazione con esperto) più idoneo per gestire il tuo conflitto e, coerentemente alla scelta, ad acquisire il tuo consenso ad un eventuale incontro diretto con l’altra parte (o le altre parti, se più di una) del conflitto.

L'incontro congiunto

EVENTUALE! Una volta ottenuto il consenso di entrambi, se disposti a partecipare attivamente e a comunicare in modo trasparente, si darà avvio alla mediazione vera e propria (con un pari, con un esperto o allargata).  La durata di ciascuna sessione di mediazione può variare, poiché alcuni conflitti potrebbero richiedere più incontri.

Conclusione del percorso

Esito positivo, negativo, incerto e mediazione non effettuata. Ogni mediazione è unica. In alcuni casi, potreste sentirvi soddisfatti semplicemente avendo avuto l’opportunità di esprimere a fondo le vostre emozioni. In altri casi, potreste decidere di redigere un accordo. È importante sottolineare che i peer-mediators non possono imporvi alcun esito: siete voi ad impegnarvi eticamente a rispettare quanto raggiunto al termine del percorso.

Kintsugi

Il kintsugi è un’antica arte giapponese che utilizza metalli preziosi – come oro o argento – per ricomporre i frammenti di ceramiche rotte, valorizzando le crepe anziché nasconderle. 

Le riparazioni diventano segni distintivi che rendono ogni oggetto unico e irripetibile. Allo stesso modo, la mediazione si prende cura del conflitto, trasformandolo in occasione di consapevolezza. Nella prospettiva della giustizia relazionale, si prova a ricucire lo strappo prodotto dalla rottura, per ricomporre e dare forma a qualcosa di nuovo, autentico e possibile.

Kintsugi

Il kintsugi è un’antica arte giapponese che utilizza metalli preziosi – come oro o argento – per ricomporre i frammenti di ceramiche rotte, valorizzando le crepe anziché nasconderle. 

Le riparazioni diventano segni distintivi che rendono ogni oggetto unico e irripetibile. Allo stesso modo, la mediazione si prende cura del conflitto, trasformandolo in occasione di consapevolezza. Nella prospettiva della giustizia relazionale, si prova a ricucire lo strappo prodotto dalla rottura, per ricomporre e dare forma a qualcosa di nuovo, autentico e possibile.

Il Simposio di Platone

Anselm Feuerbach, 1871-1874

L’opera Il Simposio di Platone, di Anselm Feuerbach, raffigura un momento di profondo confronto tra filosofi, ispirandosi all’omonimo dialogo platonico sull’amore. 

In essa, il vero protagonista è il dialogo stesso: lo scambio di idee, lo sguardo attento, l’ascolto silenzioso. Feuerbach non dipinge semplicemente un banchetto, ma un processo in cui la parola diventa strumento di elevazione intellettuale. 

σύν (sýn), “insieme”: è il prefisso che apre il senso, il cuore del Simposio e della mediazione. 

In entrambi, ciò che conta è l’incontro: il trovarsi l’uno di fronte all’altro per mettere in circolo la parola, attraversarla, lasciarsene attraversare. 

In mediazione non si tratta solo di dare forma a ciò che sentiamo, ma di entrare in risonanza con l’universo dell’altro: comprenderne il mondo, la storia, le sfumature. In mediazione, dialogare significa accedere a nuove chiavi di lettura, dare nuovi significati. Non si tratta di imporre un punto di vista, ma di aprirsi reciprocamente, accogliendo le differenze come risorse, non come minacce. 

Perché tutto questo possa accadere, serve una solida impalcatura: quella offerta dal mediatore, garante della relazione e custode dello spazio di incontro. 

Il Simposio di Platone

Anselm Feuerbach, 1871-1874

L’opera Il Simposio di Platone, di Anselm Feuerbach, raffigura un momento di profondo confronto tra filosofi, ispirandosi all’omonimo dialogo platonico sull’amore. 

In essa, il vero protagonista è il dialogo stesso: lo scambio di idee, lo sguardo attento, l’ascolto silenzioso. Feuerbach non dipinge semplicemente un banchetto, ma un processo in cui la parola diventa strumento di elevazione intellettuale. 

σύν (sýn), “insieme”: è il prefisso che apre il senso, il cuore del Simposio e della mediazione. 

In entrambi, ciò che conta è l’incontro: il trovarsi l’uno di fronte all’altro per mettere in circolo la parola, attraversarla, lasciarsene attraversare. 

In mediazione non si tratta solo di dare forma a ciò che sentiamo, ma di entrare in risonanza con l’universo dell’altro: comprenderne il mondo, la storia, le sfumature. In mediazione, dialogare significa accedere a nuove chiavi di lettura, dare nuovi significati. Non si tratta di imporre un punto di vista, ma di aprirsi reciprocamente, accogliendo le differenze come risorse, non come minacce. 

Perché tutto questo possa accadere, serve una solida impalcatura: quella offerta dal mediatore, garante della relazione e custode dello spazio di incontro. 

Win - Win

Foto: Colombo/FIDAL

Possiamo vincere l’oro entrambi? 

È possibile. Se decidete, siete campioni. 

Così Mutaz Barshim (Qatar) si volta verso Gianmarco Tamberi (Italia) e dice: 

Let’s make history, man! 

Alle Olimpiadi di Tokyo 2020, i due atleti hanno scelto di condividere la medaglia d’oro nel salto in alto, rinunciando allo spareggio. 

Un gesto semplice ma potentissimo che incarna perfettamente il valore della mediazione, fondata non sulla contrapposizione, sull’antagonismo o sulla competizione a tutti i costi, ma sulla costruzione di un rapporto di collaborazione in cui tutti vincono senza dover rinunciare a nulla. 

La mediazione non è compromesso, né rinuncia o ritrattazione, ma piena soddisfazione (win-win, no win-lose), proprio come quei due campioni che hanno deciso di fare e scrivere la storia insieme. 

Win - Win

Foto: Colombo/FIDAL

“Possiamo vincere l’oro entrambi?”

“È possibile. Se decidete, siete campioni.”

Così Mutaz Barshim (Qatar) si volta verso Gianmarco Tamberi (Italia) e dice:

“Let’s make history, man!”

Alle Olimpiadi di Tokyo 2020, i due atleti hanno scelto di condividere la medaglia d’oro nel salto in alto, rinunciando allo spareggio.

Un gesto semplice ma potentissimo che incarna perfettamente il valore della mediazione, fondata non sulla contrapposizione, sull’antagonismo o sulla competizione a tutti i costi, ma sulla costruzione di un rapporto di collaborazione in cui tutti vincono senza dover rinunciare a nulla.

La mediazione non è compromesso, né rinuncia o ritrattazione, ma piena soddisfazione (win-win, no win-lose), proprio come quei due campioni che hanno deciso di fare e scrivere la storia insieme.

Labirinto

Il labirinto è un simbolo antico, metafora di un viaggio interiore e relazionale. Rappresenta il percorso che si intraprende per andare oltre la complessità.

Anche il superamento del conflitto non è un cammino lineare, diretto e prevedibile: si procede per tentativi, esplorando strade diverse, concentrandosi sul momento presente, sul qui e ora… Per trovare l’uscita è necessario aprirsi all’Altro, ascoltare.

Nello sguardo dell’Altro si ha poi la preziosa occasione di incontrare anche se stessi. Il mediatore, in tal senso, è un facilitatore che aiuta le parti a non perdersi nei vicoli ciechi della conflittualità, offrendo strumenti per orientarsi.

Labirinto

Il labirinto è un simbolo antico, metafora di un viaggio interiore e relazionale. Rappresenta il percorso che si intraprende per andare oltre la complessità.

Anche il superamento del conflitto non è un cammino lineare, diretto e prevedibile: si procede per tentativi, esplorando strade diverse, concentrandosi sul momento presente, sul qui e ora… Per trovare l’uscita è necessario aprirsi all’Altro, ascoltare.

Nello sguardo dell’Altro si ha poi la preziosa occasione di incontrare anche se stessi. Il mediatore, in tal senso, è un facilitatore che aiuta le parti a non perdersi nei vicoli ciechi della conflittualità, offrendo strumenti per orientarsi.

Accoglimento della richiesta

Presa in carico della richiesta di gestione del conflitto da parte della “Segreteria generale” dello Sportello, a seguito del tuo inoltro de “La mia domanda”.

L'angelo caduto (1847)

Nell'opera di Alexandre Cabanel, L'angelo caduto (1847), Lucifero, l’angelo più bello e saggio, piange. Separato da Dio e relegato agli Inferi per la tracotanza di voler innalzarsi all’infinita maestosità divina, incarna l’esperienza della separazione e della caduta, potenti metafore di ogni conflitto interiore e interpersonale.

Lo sguardo struggente di Lucifero, incorniciato dal gesto di protezione del braccio, ci sfida a provare empatia per il diavolo stesso. Nei conflitti, le emozioni si amplificano, isolando le parti come un muro invalicabile.

La mediazione diventa lo spazio simbolico per elaborare il dramma della separazione. Proprio come la lacrima di Lucifero rivela il dolore nascosto, la mediazione permette alle emozioni profonde di emergere, di essere accolte, trasformando il conflitto in una possibilità di riconoscimento reciproco e di ricostruzione.

L'angelo caduto (1847)

Nell'opera di Alexandre Cabanel, L'angelo caduto (1847), Lucifero, l’angelo più bello e saggio, piange. Separato da Dio e relegato agli Inferi per la tracotanza di voler innalzarsi all’infinita maestosità divina, incarna l’esperienza della separazione e della caduta, potenti metafore di ogni conflitto interiore e interpersonale.

Lo sguardo struggente di Lucifero, incorniciato dal gesto di protezione del braccio, ci sfida a provare empatia per il diavolo stesso. Nei conflitti, le emozioni si amplificano, isolando le parti come un muro invalicabile.

La mediazione diventa lo spazio simbolico per elaborare il dramma della separazione. Proprio come la lacrima di Lucifero rivela il dolore nascosto, la mediazione permette alle emozioni profonde di emergere, di essere accolte, trasformando il conflitto in una possibilità di riconoscimento reciproco e di ricostruzione.

L'angelo caduto (1847)

Nell'opera di Alexandre Cabanel, L'angelo caduto (1847), Lucifero, l’angelo più bello e saggio, piange. Separato da Dio e relegato agli Inferi per la tracotanza di voler innalzarsi all’infinita maestosità divina, incarna l’esperienza della separazione e della caduta, potenti metafore di ogni conflitto interiore e interpersonale.

Lo sguardo struggente di Lucifero, incorniciato dal gesto di protezione del braccio, ci sfida a provare empatia per il diavolo stesso. Nei conflitti, le emozioni si amplificano, isolando le parti come un muro invalicabile.

La mediazione diventa lo spazio simbolico per elaborare il dramma della separazione. Proprio come la lacrima di Lucifero rivela il dolore nascosto, la mediazione permette alle emozioni profonde di emergere, di essere accolte, trasformando il conflitto in una possibilità di riconoscimento reciproco e di ricostruzione.

L'angelo caduto (1847)

Nell'opera di Alexandre Cabanel, L'angelo caduto (1847), Lucifero, l’angelo più bello e saggio, piange. Separato da Dio e relegato agli Inferi per la tracotanza di voler innalzarsi all’infinita maestosità divina, incarna l’esperienza della separazione e della caduta, potenti metafore di ogni conflitto interiore e interpersonale.

Lo sguardo struggente di Lucifero, incorniciato dal gesto di protezione del braccio, ci sfida a provare empatia per il diavolo stesso. Nei conflitti, le emozioni si amplificano, isolando le parti come un muro invalicabile.

La mediazione diventa lo spazio simbolico per elaborare il dramma della separazione. Proprio come la lacrima di Lucifero rivela il dolore nascosto, la mediazione permette alle emozioni profonde di emergere, di essere accolte, trasformando il conflitto in una possibilità di riconoscimento reciproco e di ricostruzione.

L'angelo caduto (1847)

Nell'opera di Alexandre Cabanel, L'angelo caduto (1847), Lucifero, l’angelo più bello e saggio, piange. Separato da Dio e relegato agli Inferi per la tracotanza di voler innalzarsi all’infinita maestosità divina, incarna l’esperienza della separazione e della caduta, potenti metafore di ogni conflitto interiore e interpersonale.

Lo sguardo struggente di Lucifero, incorniciato dal gesto di protezione del braccio, ci sfida a provare empatia per il diavolo stesso. Nei conflitti, le emozioni si amplificano, isolando le parti come un muro invalicabile.

La mediazione diventa lo spazio simbolico per elaborare il dramma della separazione. Proprio come la lacrima di Lucifero rivela il dolore nascosto, la mediazione permette alle emozioni profonde di emergere, di essere accolte, trasformando il conflitto in una possibilità di riconoscimento reciproco e di ricostruzione.

L'angelo caduto (1847)

Nell'opera di Alexandre Cabanel, L'angelo caduto (1847), Lucifero, l’angelo più bello e saggio, piange. Separato da Dio e relegato agli Inferi per la tracotanza di voler innalzarsi all’infinita maestosità divina, incarna l’esperienza della separazione e della caduta, potenti metafore di ogni conflitto interiore e interpersonale.

Lo sguardo struggente di Lucifero, incorniciato dal gesto di protezione del braccio, ci sfida a provare empatia per il diavolo stesso. Nei conflitti, le emozioni si amplificano, isolando le parti come un muro invalicabile.

La mediazione diventa lo spazio simbolico per elaborare il dramma della separazione. Proprio come la lacrima di Lucifero rivela il dolore nascosto, la mediazione permette alle emozioni profonde di emergere, di essere accolte, trasformando il conflitto in una possibilità di riconoscimento reciproco e di ricostruzione.