LA MIA DOMANDA

SEI NEL POSTO GIUSTO PER ACCEDERE ALLO SPORTELLO DI GESTIONE DEI CONFLITTI TRA PARI

COME PRESENTO LA MIA DOMANDA

SCARICA IL MODULO

COMPILA IL MODULO

Cosa fare?

INVIA LA DOMANDA

Come e dove inviare?

Invia un’e-mail a sportello@udr-verona.it utilizzando il tuo indirizzo e-mail istituzionale. Allega il modulo compilato e inserisci come oggetto dell’e-mail DOMANDA NOME COGNOME. 

Puoi accedere alla tua e-mail istituzionale cliccando sul pulsante qui sotto:

ATTENDI LA CONFERMA

Cosa aspettarsi?

Riceverai un’e-mail di conferma della ricezione della tua domanda con un numero di protocollo.

Qualche domanda?

Quanto tempo ci vorrà per ricevere la conferma?

Ti verrà data risposta appena possibile.

L’appuntamento verrà fissato in base alle disponibilità dello Sportello.

Ti proporremo subito delle alternative non troppo vicine tra loro.

Scegli quella che ti è più comoda.

Se nessuna di queste ti soddisfa, avvisaci indicando la data per te preferibile in risposta all’ultima e-mail ricevuta.

Ciascuno deve compilare ed inviare il modulo “La mia domanda”.

Nel caso in cui gli studenti fossero d’accordo nel richiedere, congiuntamente, l’accesso allo Sportello, le rispettive domande potranno essere inviate in un’unica e-mail (avendo cura di indicare in copia conoscenza ciascun richiedente e specificando nell’oggetto il Nome e Cognome di entrambi).

Sei nel posto giusto per accedere allo sportello di gestione dei conflitti tra pari

COME PRESENTO LA MIA DOMANDA

SCARICA IL MODULO

COMPILA IL MODULO

Cosa fare?

INVIA LA DOMANDA

Come e dove inviare?

Invia un’e-mail a sportello@udr-verona.it utilizzando il tuo indirizzo e-mail istituzionale. Allega il modulo compilato e inserisci come oggetto dell’e-mail DOMANDA NOME COGNOME. 

Puoi accedere alla tua e-mail istituzionale cliccando sul pulsante qui sotto: 

ATTENDI LA CONFERMA

Cosa aspettarsi?

Riceverai un’email di conferma della ricezione della tua domanda con un numero di protocollo.

Qualche domanda?

Quanto tempo ci vorrà per ricevere la conferma?

Ti verrà data risposta appena possibile.

L’appuntamento verrà fissato in base alle disponibilità dello Sportello.

Ti proporremo subito delle alternative non troppo vicine tra loro.

Scegli quella che ti è più comoda.

Se nessuna di queste ti soddisfa, avvisaci indicando la data per te preferibile in risposta all’ultima e-mail ricevuta.

Kintsugi

Il kintsugi è un’antica arte giapponese che utilizza metalli preziosi – come oro o argento – per ricomporre i frammenti di ceramiche rotte, valorizzando le crepe anziché nasconderle. 

Le riparazioni diventano segni distintivi che rendono ogni oggetto unico e irripetibile. Allo stesso modo, la mediazione si prende cura del conflitto, trasformandolo in occasione di consapevolezza. Nella prospettiva della giustizia relazionale, si prova a ricucire lo strappo prodotto dalla rottura, per ricomporre e dare forma a qualcosa di nuovo, autentico e possibile.

Kintsugi

Il kintsugi è un’antica arte giapponese che utilizza metalli preziosi – come oro o argento – per ricomporre i frammenti di ceramiche rotte, valorizzando le crepe anziché nasconderle. 

Le riparazioni diventano segni distintivi che rendono ogni oggetto unico e irripetibile. Allo stesso modo, la mediazione si prende cura del conflitto, trasformandolo in occasione di consapevolezza. Nella prospettiva della giustizia relazionale, si prova a ricucire lo strappo prodotto dalla rottura, per ricomporre e dare forma a qualcosa di nuovo, autentico e possibile.

Il Simposio di Platone

Anselm Feuerbach, 1871-1874

L’opera Il Simposio di Platone, di Anselm Feuerbach, raffigura un momento di profondo confronto tra filosofi, ispirandosi all’omonimo dialogo platonico sull’amore. 

In essa, il vero protagonista è il dialogo stesso: lo scambio di idee, lo sguardo attento, l’ascolto silenzioso. Feuerbach non dipinge semplicemente un banchetto, ma un processo in cui la parola diventa strumento di elevazione intellettuale. 

σύν (sýn), “insieme”: è il prefisso che apre il senso, il cuore del Simposio e della mediazione. 

In entrambi, ciò che conta è l’incontro: il trovarsi l’uno di fronte all’altro per mettere in circolo la parola, attraversarla, lasciarsene attraversare. 

In mediazione non si tratta solo di dare forma a ciò che sentiamo, ma di entrare in risonanza con l’universo dell’altro: comprenderne il mondo, la storia, le sfumature. In mediazione, dialogare significa accedere a nuove chiavi di lettura, dare nuovi significati. Non si tratta di imporre un punto di vista, ma di aprirsi reciprocamente, accogliendo le differenze come risorse, non come minacce. 

Perché tutto questo possa accadere, serve una solida impalcatura: quella offerta dal mediatore, garante della relazione e custode dello spazio di incontro. 

Il Simposio di Platone

Anselm Feuerbach, 1871-1874

L’opera Il Simposio di Platone, di Anselm Feuerbach, raffigura un momento di profondo confronto tra filosofi, ispirandosi all’omonimo dialogo platonico sull’amore. 

In essa, il vero protagonista è il dialogo stesso: lo scambio di idee, lo sguardo attento, l’ascolto silenzioso. Feuerbach non dipinge semplicemente un banchetto, ma un processo in cui la parola diventa strumento di elevazione intellettuale. 

σύν (sýn), “insieme”: è il prefisso che apre il senso, il cuore del Simposio e della mediazione. 

In entrambi, ciò che conta è l’incontro: il trovarsi l’uno di fronte all’altro per mettere in circolo la parola, attraversarla, lasciarsene attraversare. 

In mediazione non si tratta solo di dare forma a ciò che sentiamo, ma di entrare in risonanza con l’universo dell’altro: comprenderne il mondo, la storia, le sfumature. In mediazione, dialogare significa accedere a nuove chiavi di lettura, dare nuovi significati. Non si tratta di imporre un punto di vista, ma di aprirsi reciprocamente, accogliendo le differenze come risorse, non come minacce. 

Perché tutto questo possa accadere, serve una solida impalcatura: quella offerta dal mediatore, garante della relazione e custode dello spazio di incontro. 

Win - Win

Foto: Colombo/FIDAL

Possiamo vincere l’oro entrambi? 

È possibile. Se decidete, siete campioni. 

Così Mutaz Barshim (Qatar) si volta verso Gianmarco Tamberi (Italia) e dice: 

Let’s make history, man! 

Alle Olimpiadi di Tokyo 2020, i due atleti hanno scelto di condividere la medaglia d’oro nel salto in alto, rinunciando allo spareggio. 

Un gesto semplice ma potentissimo che incarna perfettamente il valore della mediazione, fondata non sulla contrapposizione, sull’antagonismo o sulla competizione a tutti i costi, ma sulla costruzione di un rapporto di collaborazione in cui tutti vincono senza dover rinunciare a nulla. 

La mediazione non è compromesso, né rinuncia o ritrattazione, ma piena soddisfazione (win-win, no win-lose), proprio come quei due campioni che hanno deciso di fare e scrivere la storia insieme. 

Win - Win

Foto: Colombo/FIDAL

“Possiamo vincere l’oro entrambi?”

“È possibile. Se decidete, siete campioni.”

Così Mutaz Barshim (Qatar) si volta verso Gianmarco Tamberi (Italia) e dice:

“Let’s make history, man!”

Alle Olimpiadi di Tokyo 2020, i due atleti hanno scelto di condividere la medaglia d’oro nel salto in alto, rinunciando allo spareggio.

Un gesto semplice ma potentissimo che incarna perfettamente il valore della mediazione, fondata non sulla contrapposizione, sull’antagonismo o sulla competizione a tutti i costi, ma sulla costruzione di un rapporto di collaborazione in cui tutti vincono senza dover rinunciare a nulla.

La mediazione non è compromesso, né rinuncia o ritrattazione, ma piena soddisfazione (win-win, no win-lose), proprio come quei due campioni che hanno deciso di fare e scrivere la storia insieme.

Labirinto

Il labirinto è un simbolo antico, metafora di un viaggio interiore e relazionale. Rappresenta il percorso che si intraprende per andare oltre la complessità.

Anche il superamento del conflitto non è un cammino lineare, diretto e prevedibile: si procede per tentativi, esplorando strade diverse, concentrandosi sul momento presente, sul qui e ora… Per trovare l’uscita è necessario aprirsi all’Altro, ascoltare.

Nello sguardo dell’Altro si ha poi la preziosa occasione di incontrare anche se stessi. Il mediatore, in tal senso, è un facilitatore che aiuta le parti a non perdersi nei vicoli ciechi della conflittualità, offrendo strumenti per orientarsi.

Labirinto

Il labirinto è un simbolo antico, metafora di un viaggio interiore e relazionale. Rappresenta il percorso che si intraprende per andare oltre la complessità.

Anche il superamento del conflitto non è un cammino lineare, diretto e prevedibile: si procede per tentativi, esplorando strade diverse, concentrandosi sul momento presente, sul qui e ora… Per trovare l’uscita è necessario aprirsi all’Altro, ascoltare.

Nello sguardo dell’Altro si ha poi la preziosa occasione di incontrare anche se stessi. Il mediatore, in tal senso, è un facilitatore che aiuta le parti a non perdersi nei vicoli ciechi della conflittualità, offrendo strumenti per orientarsi.

Conclusione del percorso

Esito positivo, negativo, incerto e mediazione non effettuata. Ogni mediazione è unica. In alcuni casi, potreste sentirvi soddisfatti semplicemente avendo avuto l’opportunità di esprimere a fondo le vostre emozioni. In altri casi, potreste decidere di redigere un accordo. È importante sottolineare che i peer-mediators non possono imporvi alcun esito: siete voi ad impegnarvi eticamente a rispettare quanto raggiunto al termine del percorso.

L'incontro congiunto

EVENTUALE! Una volta ottenuto il consenso di entrambi, se disposti a partecipare attivamente e a comunicare in modo trasparente, si darà avvio alla mediazione vera e propria (con un pari, con un esperto o allargata).  La durata di ciascuna sessione di mediazione può variare, poiché alcuni conflitti potrebbero richiedere più incontri.

Il colloquio preliminare

Questo incontro si svolgerà solamente tra te ed i componenti dello Sportello. Il colloquio servirà a chiarire i tuoi dubbi, a capire quale sia lo strumento (Peer-Mediation, Conflict-Coaching, Community Group Conferencing, Mediazione con esperto) più idoneo per gestire il tuo conflitto e, coerentemente alla scelta, ad acquisire il tuo consenso ad un eventuale incontro diretto con l’altra parte (o le altre parti, se più di una) del conflitto.

Primo contatto

Dopo aver inviato “La mia domanda”, riceverai un’e-mail di conferma contenente un invito a partecipare ad un colloquio preliminare. Insieme all’invito, ti sarà fornita una scheda illustrativa per capire meglio l’attività. I membri dello sportello avranno accesso alle informazioni da te fornite. Tutte le informazioni condivise saranno trattate con totale riservatezza.

Accoglimento della richiesta

Presa in carico della richiesta di gestione del conflitto da parte della “Segreteria generale” dello Sportello, a seguito del tuo inoltro de “La mia domanda”.

Accoglimento della richiesta

Presa in carico della richiesta di gestione del conflitto da parte della “Segreteria generale” dello Sportello, a seguito del tuo inoltro de “La mia domanda”.

L'angelo caduto (1847)

Nell'opera di Alexandre Cabanel, L'angelo caduto (1847), Lucifero, l’angelo più bello e saggio, piange. Separato da Dio e relegato agli Inferi per la tracotanza di voler innalzarsi all’infinita maestosità divina, incarna l’esperienza della separazione e della caduta, potenti metafore di ogni conflitto interiore e interpersonale.

Lo sguardo struggente di Lucifero, incorniciato dal gesto di protezione del braccio, ci sfida a provare empatia per il diavolo stesso. Nei conflitti, le emozioni si amplificano, isolando le parti come un muro invalicabile.

La mediazione diventa lo spazio simbolico per elaborare il dramma della separazione. Proprio come la lacrima di Lucifero rivela il dolore nascosto, la mediazione permette alle emozioni profonde di emergere, di essere accolte, trasformando il conflitto in una possibilità di riconoscimento reciproco e di ricostruzione.

L'angelo caduto (1847)

Nell'opera di Alexandre Cabanel, L'angelo caduto (1847), Lucifero, l’angelo più bello e saggio, piange. Separato da Dio e relegato agli Inferi per la tracotanza di voler innalzarsi all’infinita maestosità divina, incarna l’esperienza della separazione e della caduta, potenti metafore di ogni conflitto interiore e interpersonale.

Lo sguardo struggente di Lucifero, incorniciato dal gesto di protezione del braccio, ci sfida a provare empatia per il diavolo stesso. Nei conflitti, le emozioni si amplificano, isolando le parti come un muro invalicabile.

La mediazione diventa lo spazio simbolico per elaborare il dramma della separazione. Proprio come la lacrima di Lucifero rivela il dolore nascosto, la mediazione permette alle emozioni profonde di emergere, di essere accolte, trasformando il conflitto in una possibilità di riconoscimento reciproco e di ricostruzione.

L'angelo caduto (1847)

Nell'opera di Alexandre Cabanel, L'angelo caduto (1847), Lucifero, l’angelo più bello e saggio, piange. Separato da Dio e relegato agli Inferi per la tracotanza di voler innalzarsi all’infinita maestosità divina, incarna l’esperienza della separazione e della caduta, potenti metafore di ogni conflitto interiore e interpersonale.

Lo sguardo struggente di Lucifero, incorniciato dal gesto di protezione del braccio, ci sfida a provare empatia per il diavolo stesso. Nei conflitti, le emozioni si amplificano, isolando le parti come un muro invalicabile.

La mediazione diventa lo spazio simbolico per elaborare il dramma della separazione. Proprio come la lacrima di Lucifero rivela il dolore nascosto, la mediazione permette alle emozioni profonde di emergere, di essere accolte, trasformando il conflitto in una possibilità di riconoscimento reciproco e di ricostruzione.

L'angelo caduto (1847)

Nell'opera di Alexandre Cabanel, L'angelo caduto (1847), Lucifero, l’angelo più bello e saggio, piange. Separato da Dio e relegato agli Inferi per la tracotanza di voler innalzarsi all’infinita maestosità divina, incarna l’esperienza della separazione e della caduta, potenti metafore di ogni conflitto interiore e interpersonale.

Lo sguardo struggente di Lucifero, incorniciato dal gesto di protezione del braccio, ci sfida a provare empatia per il diavolo stesso. Nei conflitti, le emozioni si amplificano, isolando le parti come un muro invalicabile.

La mediazione diventa lo spazio simbolico per elaborare il dramma della separazione. Proprio come la lacrima di Lucifero rivela il dolore nascosto, la mediazione permette alle emozioni profonde di emergere, di essere accolte, trasformando il conflitto in una possibilità di riconoscimento reciproco e di ricostruzione.

L'angelo caduto (1847)

Nell'opera di Alexandre Cabanel, L'angelo caduto (1847), Lucifero, l’angelo più bello e saggio, piange. Separato da Dio e relegato agli Inferi per la tracotanza di voler innalzarsi all’infinita maestosità divina, incarna l’esperienza della separazione e della caduta, potenti metafore di ogni conflitto interiore e interpersonale.

Lo sguardo struggente di Lucifero, incorniciato dal gesto di protezione del braccio, ci sfida a provare empatia per il diavolo stesso. Nei conflitti, le emozioni si amplificano, isolando le parti come un muro invalicabile.

La mediazione diventa lo spazio simbolico per elaborare il dramma della separazione. Proprio come la lacrima di Lucifero rivela il dolore nascosto, la mediazione permette alle emozioni profonde di emergere, di essere accolte, trasformando il conflitto in una possibilità di riconoscimento reciproco e di ricostruzione.

L'angelo caduto (1847)

Nell'opera di Alexandre Cabanel, L'angelo caduto (1847), Lucifero, l’angelo più bello e saggio, piange. Separato da Dio e relegato agli Inferi per la tracotanza di voler innalzarsi all’infinita maestosità divina, incarna l’esperienza della separazione e della caduta, potenti metafore di ogni conflitto interiore e interpersonale.

Lo sguardo struggente di Lucifero, incorniciato dal gesto di protezione del braccio, ci sfida a provare empatia per il diavolo stesso. Nei conflitti, le emozioni si amplificano, isolando le parti come un muro invalicabile.

La mediazione diventa lo spazio simbolico per elaborare il dramma della separazione. Proprio come la lacrima di Lucifero rivela il dolore nascosto, la mediazione permette alle emozioni profonde di emergere, di essere accolte, trasformando il conflitto in una possibilità di riconoscimento reciproco e di ricostruzione.