Il Talent Mediation Program è un’iniziativa dedicata agli studenti e agli ex alumni dell’Università di Verona, pensata per offrire supporto ai talenti e alle eccellenze universitarie con una passione per la mediazione e la risoluzione alternativa delle controversie, creando un ponte tra il mondo accademico e professionale, in linea con la terza missione.
Candidandosi al programma si potrà avere accesso a tirocini curriculari, extracurriculari e stage presso organismi di mediazione, enti, studi legali, aziende e organizzazioni attive nella risoluzione dei conflitti.
Favorire lo sviluppo di competenze professionalizzanti nella gestione dei conflitti, con particolare attenzione alla mediazione
Creare connessioni tra l’ambiente accademico e le esigenze del territorio
Sostenere il lavoro nel settore delle ADR, riconoscendolo quale opzione professionale concreta
La partecipazione alle attività di cui si compone il Talent Mediation Program rappresenta un’opportunità preziosa per applicare le competenze acquisite durante il percorso di studi.
Queste esperienze consentono di confrontarsi con casi reali, favorendo lo sviluppo di soft skills fondamentali come l’empatia, la comunicazione efficace e la negoziazione, tutte essenziali per una carriera di successo nel settore.
Inoltre, offrono un’importante occasione per arricchire il proprio curriculum, farsi conoscere, creare networking e avviare un percorso professionale solido nel campo.
Per candidarsi al Talent Mediation Program è necessario seguire questi passaggi.
Essere iscritti a un corso di laurea, essere laureati, o aver completato specializzazioni e master presso l’Università di Verona, dimostrando un forte interesse e una preparazione comprovata nella gestione dei conflitti e nella mediazione.
Inviare un’e-mail a tmp@udr-verona.it con oggetto “Talent Mediation Program – nome e cognome”, allegando il proprio CV ed una lettera motivazionale, che specifichi le ragioni alla base della volontà di aderire al programma.
Il Talent Mediation Program è un’iniziativa dedicata agli studenti e agli ex alumni dell’Università di Verona, pensata per offrire supporto ai talenti e alle eccellenze universitarie con una passione per la mediazione e la risoluzione alternativa delle controversie, creando un ponte tra il mondo accademico e professionale, in linea con la terza missione.
Candidandosi al programma si potrà avere accesso a tirocini curriculari, extracurriculari e stage presso organismi di mediazione, enti, studi legali, aziende e organizzazioni attive nella risoluzione dei conflitti.
Favorire lo sviluppo di competenze professionalizzanti nella gestione dei conflitti, con particolare attenzione alla mediazione
Creare connessioni tra l’ambiente accademico e le esigenze del territorio
Sostenere il lavoro nel settore delle ADR, riconoscendolo quale opzione professionale concreta
La partecipazione alle attività di cui si compone il Talent Mediation Program rappresenta un’opportunità preziosa per applicare le competenze acquisite durante il percorso di studi.
Queste esperienze consentono di confrontarsi con casi reali, favorendo lo sviluppo di soft skills fondamentali come l’empatia, la comunicazione efficace e la negoziazione, tutte essenziali per una carriera di successo nel settore.
Inoltre, offrono un’importante occasione per arricchire il proprio curriculum, farsi conoscere, creare networking e avviare un percorso professionale solido nel campo.
Per candidarsi al Talent Mediation Program è necessario seguire questi passaggi.
Essere iscritti a un corso di laurea, essere laureati, o aver completato specializzazioni e master presso l’Università di Verona, dimostrando un forte interesse e una preparazione comprovata nella gestione dei conflitti e nella mediazione
Inviare un’e-mail a tmp@udr-verona.it con oggetto “Talent Mediation Program – nome e cognome”, allegando il proprio CV ed una lettera motivazionale, che specifichi le ragioni alla base della volontà di aderire al programma.
Il kintsugi è un’antica arte giapponese che utilizza metalli preziosi – come oro o argento – per ricomporre i frammenti di ceramiche rotte, valorizzando le crepe anziché nasconderle.
Le riparazioni diventano segni distintivi che rendono ogni oggetto unico e irripetibile. Allo stesso modo, la mediazione si prende cura del conflitto, trasformandolo in occasione di consapevolezza. Nella prospettiva della giustizia relazionale, si prova a ricucire lo strappo prodotto dalla rottura, per ricomporre e dare forma a qualcosa di nuovo, autentico e possibile.
Il kintsugi è un’antica arte giapponese che utilizza metalli preziosi – come oro o argento – per ricomporre i frammenti di ceramiche rotte, valorizzando le crepe anziché nasconderle.
Le riparazioni diventano segni distintivi che rendono ogni oggetto unico e irripetibile. Allo stesso modo, la mediazione si prende cura del conflitto, trasformandolo in occasione di consapevolezza. Nella prospettiva della giustizia relazionale, si prova a ricucire lo strappo prodotto dalla rottura, per ricomporre e dare forma a qualcosa di nuovo, autentico e possibile.
L’opera Il Simposio di Platone, di Anselm Feuerbach, raffigura un momento di profondo confronto tra filosofi, ispirandosi all’omonimo dialogo platonico sull’amore.
In essa, il vero protagonista è il dialogo stesso: lo scambio di idee, lo sguardo attento, l’ascolto silenzioso. Feuerbach non dipinge semplicemente un banchetto, ma un processo in cui la parola diventa strumento di elevazione intellettuale.
σύν (sýn), “insieme”: è il prefisso che apre il senso, il cuore del Simposio e della mediazione.
In entrambi, ciò che conta è l’incontro: il trovarsi l’uno di fronte all’altro per mettere in circolo la parola, attraversarla, lasciarsene attraversare.
In mediazione non si tratta solo di dare forma a ciò che sentiamo, ma di entrare in risonanza con l’universo dell’altro: comprenderne il mondo, la storia, le sfumature. In mediazione, dialogare significa accedere a nuove chiavi di lettura, dare nuovi significati. Non si tratta di imporre un punto di vista, ma di aprirsi reciprocamente, accogliendo le differenze come risorse, non come minacce.
Perché tutto questo possa accadere, serve una solida impalcatura: quella offerta dal mediatore, garante della relazione e custode dello spazio di incontro.
L’opera Il Simposio di Platone, di Anselm Feuerbach, raffigura un momento di profondo confronto tra filosofi, ispirandosi all’omonimo dialogo platonico sull’amore.
In essa, il vero protagonista è il dialogo stesso: lo scambio di idee, lo sguardo attento, l’ascolto silenzioso. Feuerbach non dipinge semplicemente un banchetto, ma un processo in cui la parola diventa strumento di elevazione intellettuale.
σύν (sýn), “insieme”: è il prefisso che apre il senso, il cuore del Simposio e della mediazione.
In entrambi, ciò che conta è l’incontro: il trovarsi l’uno di fronte all’altro per mettere in circolo la parola, attraversarla, lasciarsene attraversare.
In mediazione non si tratta solo di dare forma a ciò che sentiamo, ma di entrare in risonanza con l’universo dell’altro: comprenderne il mondo, la storia, le sfumature. In mediazione, dialogare significa accedere a nuove chiavi di lettura, dare nuovi significati. Non si tratta di imporre un punto di vista, ma di aprirsi reciprocamente, accogliendo le differenze come risorse, non come minacce.
Perché tutto questo possa accadere, serve una solida impalcatura: quella offerta dal mediatore, garante della relazione e custode dello spazio di incontro.
“Possiamo vincere l’oro entrambi?”
“È possibile. Se decidete, siete campioni.”
Così Mutaz Barshim (Qatar) si volta verso Gianmarco Tamberi (Italia) e dice:
“Let’s make history, man!”
Alle Olimpiadi di Tokyo 2020, i due atleti hanno scelto di condividere la medaglia d’oro nel salto in alto, rinunciando allo spareggio.
Un gesto semplice ma potentissimo che incarna perfettamente il valore della mediazione, fondata non sulla contrapposizione, sull’antagonismo o sulla competizione a tutti i costi, ma sulla costruzione di un rapporto di collaborazione in cui tutti vincono senza dover rinunciare a nulla.
La mediazione non è compromesso, né rinuncia o ritrattazione, ma piena soddisfazione (win-win, no win-lose), proprio come quei due campioni che hanno deciso di fare e scrivere la storia insieme.
Esito positivo, negativo, incerto e mediazione non effettuata. Ogni mediazione è unica. In alcuni casi, potreste sentirvi soddisfatti semplicemente avendo avuto l’opportunità di esprimere a fondo le vostre emozioni. In altri casi, potreste decidere di redigere un accordo. È importante sottolineare che i peer-mediators non possono imporvi alcun esito: siete voi ad impegnarvi eticamente a rispettare quanto raggiunto al termine del percorso.
EVENTUALE! Una volta ottenuto il consenso di entrambi, se disposti a partecipare attivamente e a comunicare in modo trasparente, si darà avvio alla mediazione vera e propria (con un pari, con un esperto o allargata). La durata di ciascuna sessione di mediazione può variare, poiché alcuni conflitti potrebbero richiedere più incontri.
Questo incontro si svolgerà solamente tra te ed i componenti dello Sportello. Il colloquio servirà a chiarire i tuoi dubbi, a capire quale sia lo strumento (Peer-Mediation, Conflict-Coaching, Community Group Conferencing, Mediazione con esperto) più idoneo per gestire il tuo conflitto e, coerentemente alla scelta, ad acquisire il tuo consenso ad un eventuale incontro diretto con l’altra parte (o le altre parti, se più di una) del conflitto.
Dopo aver inviato “La mia domanda”, riceverai un’e-mail di conferma contenente un invito a partecipare ad un colloquio preliminare. Insieme all’invito, ti sarà fornita una scheda illustrativa per capire meglio l’attività. I membri dello sportello avranno accesso alle informazioni da te fornite. Tutte le informazioni condivise saranno trattate con totale riservatezza.